COSA NE PENSO?
Mi chiamo Anna Frank e sono nata in Germania il 12 giugno 1929, in una famiglia di origine ebrea.
Avevo una sorella più grande, Margot che era perfetta...voti eccellenti e bella con un mucchio di ammiratori.
Anche i miei genitori erano super...giocavano con noi, ci leggevano favole e ci facevano divertire.
Sin da piccola però sentii che mi mancava qualcosa...una sorta di amica del cuore a cui dire tutto. Avevo amici ma nessuno così e a volte mi sentivo sola.
Quando avevo 4 anni salí al potere un uomo malvagio di nome Adolf Hitler, un nazista.
Sebbene non avessimo fatto nulla, dava la colpa a noi ebrei di qualsiasi cosa.
Ci furono vietate molte cose, cose basilari come lavorare, studiare o uscire di casa quando volevamo.
Inoltre ci fecero portare una stella gialla sul petto per identificarci più velocemente.
I miei genitori decisero di lasciare la Germania.
Andammo ad Amsterdam, in Olanda dove papà aveva trovato lavoro in una fabbrica che produceva marmellate.
Tuttavia anche lì la pace non durò molto.
Hitler invase la Polonia, la Francia, il Belgio, la Danimarca e anche l'Olanda.
Iniziò la seconda guerra mondiale.
Un periodo orribile, lungo e doloroso, ove gli ebrei e non solo subirono le peggiori cose in quelli che venivano chiamati campi di concentramento.
Papà decise quindi di farci nascondere e di attendere la fine della guerra.
Ci nascondemmo in quello che chiamammo il Retrocasa, un posto nascosto nella fabbrica dove lavorava il mio papà.
Ma per fortuna, ho un ricordo felice di quel tempo...il mio tredicesimo compleanno.
Festeggiammo davvero con biscotti e una torta e con dei regali! Il più bello fu sicuramente un diario a quadri rossi e bianchi...era proprio l'amica che mi mancava, tanto che lo denominai Kitty.
Nel Retrocasa non eravamo soli. C'era la famiglia Van Pels con noi e anche un altro signore.
Durante il giorno non potevamo uscire, guardare dalla finestra, non potevamo fare alcun rumore...nemmeno tirare l'acqua del WC per paura che gli operai della fabbrica ci sentissero.
Per fortuna avevamo due dolci signore amiche all'epoca che ci portavano un po' di conforto, cibo, indumenti e alcuni libri...Miep e Bep.
La vita era davvero difficile in quelle condizioni ma mai come quando ci scoprirono, il 4 agosto del 1944.
Fummo deportati tutti. Papà in un campo, io, mamma e mia sorella ad Auschwitz in Polonia.
Noi donne non resistemmo alla vita di stenti, di crudeltà a cui eravamo sottoposte. Morimmo poco prima della liberazione.
Mio padre sopravvisse invece e, grazie a Miep che l'aveva trovato e conservato, potè pubblicare il mio diario per far sapere a tutti in che condizioni dovemmo vivere.
Il libro divenne un bestseller.
Spero continui ad essere letto sempre, per non dimenticare.
Un personaggio assai conosciuto questo narrato. Una storia di sofferenza, crudeltà. Una storia che non va dimenticata.
Un diario che va letto anche se difficile, anche se duro poiché è la nostra storia più buia che non dovrà mai ripetersi.
Una donna straordinaria, come sempre una lettura meravigliosa da condividere.
Come sempre illustrazioni bellissime coinvolgono ed accompagnano i piccoli lettori nella scoperta.
Un testo come sempre, scritto in modo che possa essere compreso e capito anche dai più piccoli che si appassioneranno alla lettura e alla scoperta, attraverso anche divertenti giochi.
Un'altra lettura condivisa entusiasmante e molto istruttiva.
Un tredicesimo di collana davvero entusiasmante, chissà chi scoprimero la prossima volta.
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