giovedì 25 settembre 2025

BLOG TOUR: FACCIO COSE VEDO GENTE, Zeno Maria Pareli

SECONDA TAPPA: IL LOBBYING SECONDO LEO ED ENZO







SCHEDA TECNICA:

Titolo: Faccio cose vedo gente 
Autore: Zeno Maria Pareli 
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2025
Ce: Paesi edizioni
Costo: cartaceo 13,30 euro
Disponibilità cartaceoAmazon clicca qui
Genere: ironico dissacratorio con sfondo sociale 
Numero di pagine: 128


TRAMA:


Questa è la storia di Leo ed Enzo, i lobbisti più cazzoni della capitale. La loro vicenda è piccolo, sarcastico, irriverente spaccato sulla società romana: il palazzo, i sottobraccisti, le pressioni dei gruppi di interesse, il sesso e la vita notturna. «Ho voglia di uscire stasera, di svagarmi un po’... passeggiate, sigarette, solito bar, whiskey torbato e mezz’oretta di jazz al club che frequento da anni. Questa sera il maestro WhiteLight alla chitarra sta proponendo un disco di Miles Davis in chiave blues. Nonostante tutto stia filando liscio, al terzo bicchiere di Ardbeg il lavoro riaffiora prepotente nelle sinapsi cerebrali e porta a galla ricordi, emozioni, odori, déjà vu, situazioni passate che mi distraggono e mi cambiano l’umore. È sempre così nel mio dannato settore. Di cosa mi occupo? Sono un avvocato per organizzazioni private, ma non frequento mai i tribunali: il mio ambiente è la politica. Perché? Sono un lobbista. In cosa consiste il mio compito? Faccio cose, vedo gente...»




IL LOBBYING SECONDO LEO ED ENZO

C’è un caso di lobby, una richiesta concreta, apparentemente giusta, forse pure socialmente utile. Un’azienda vuole imporre il casco integrale per Legge. D’imperio. Una soluzione win win che produrrebbe esternalità positive - meno morti nelle strade, specie giovani - e benefici anche a quel mercato, a un’impresa in particolare, la Actarus, per la quale lavorano Leo Nervino ed Enzo Gullotta, i lobbisti più cazzoni della capitale. 

Appassionato di jazz americano e whiskey torbato, disilluso per scelta, ma sognatore per indole, Leonardo, Leo per gli amici, ed il suo socio, il sicano Enzo, detto pussyporter, per la sua antonomasica passione per il triangolo nero e famoso per parlare solo per detti siciliani, imbastiscono una campagna di advocacy a sostegno.

Altro che aperitivi, cene, festini dei potenti, o il cinematografico bighellonare nei corridoi del Palazzo, parliamo di dedicare l’80 per cento del proprio tempo giornaliero (non meno di 10-12 al giorno) davanti a un computer, con centinaia di carte sul tavolo, tra riunioni di analisi e valutazioni delle conseguenze di un’attività, sempre alla ricerca della strategia ideale per raggiungere il risultato migliore, per conto di clienti privati. Ma questo non conta, perché alla gente piace pensare che i lobbisti trafficano, rimestano nel fango, vengono pagati con banconote di piccolo taglio riposte in valigette di pelle nera, che corrompono chiunque, decisori e influncer, per far fare quello che si vuole si faccia.

E così nell’arruffona piazza della politica italiana, costellata da sottobraccisti, affaristi, avvocati ed ex politici, Leo e Enzo provano a giocarsi questa partita. Rispettando le regole. Tutto stava andando per il verso giusto, poi qualcosa si mette di traverso, a causa della solita variante romana. 

A quel punto, i due colleghi si trovano di fronte al più antico “dilemma del prigioniero lobbistico”: sfondare o no il muro dell’etica. Provare o meno ad allontanare i confini morali dell’azione dell’uomo.

Al cimento di questa umana contraddizione, si squaderna la storiella che prova a osservare questo mondo con occhi più divertiti di quelli ordinari, per smontare, di fatto irridendola, la tesi di coloro che pensano che questo lavoro sia solo (smargiassa) pre-intellettiva attività di conoscenze ed entrature (“faccio cose, vedo gente”), esercitata solo da chi ha il doppio cognome o i santi in paradiso, fatta di pranzi anziché di sudore, di strette di mano al posto di studio, e soprattutto con la lettera scarlatta appiccicata sempre addosso dell’aurea illecita e del rimestare nel fango. Esattamente il refrain più copiaincollato che i media fanno di questo piccolo universo, come un disco rotto, che da decenni ci canta la stessa canzone. 





  
















COSA NE PENSO? 

Uno spaccato ironico che però sicuramente dirà molte verità in modo leggero. Da questa tappa possiamo ben cogliere lo stile del romanzo.

Che aspettate? Continuate a seguirmi per la prossima tappa.





















 













Grazie a Matilde per avermi coinvolta ancora una volta ❤️




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