DLI-LAH! DLI-LAH! DIL-LAH!
SCHEDA TECNICA:
Titolo: Certe promesse d'amore
Autore: Aldo Zargani
Data di pubblicazione: 24 maggio 2024
Ce: Bibliotheka edizioni
Costo: ebook 6,99 euro/cartaceo 15,20 euro
Disponibilità: Amazon clicca qui
Valutazione personale: 💥💥💥/5
TRAMA:
La lettera che pone fine a "certe promesse d'amore" è di Dlilah Széchenyi, pallida e magra fanciulla ebrea di Trieste con la quale il protagonista Aldo, ebreo torinese, condivide i sentimenti e quel “supermercato di utopie” che è il dopoguerra. Dopo la tragedia e l'orrore, pare aprirsi un mondo di possibilità infinite. Per un giovane ebreo c'è la scommessa del sionismo, di una patria per il popolo errante, Israele, dove immaginare una società nuova. Proprio il crollo di quegli ideali, il sionismo e il socialismo, sono in contrappunto con la parabola amorosa, il tema del libro, scritto con accuratezza musicale e risultato di un raro e severo filtraggio delle parole. Nella casa di Trieste in cui il protagonista omonimo va ospite d'estate, fra bagni di mare e campeggi, discussioni e baci, giganteggia la figura del magrissimo padre di Dlilah, il medico Giula Széchenyi, ungherese di origini, triestino di adozione, antisionista. La sua malinconica figura, che arricchisce la migliore galleria dei “grandi padri” della letteratura europea, viene evidenziata dalla temeraria stima di sé, da un'arroganza ancor più frequente dell'ira, da un'immagine di terrificante profeta.
COSA NE PENSO?
Il nostro protagonista è Aldo, giovane ebreo di Torino che campeggia varie estati sotto il sole di Trieste per andare in visita alla sua bella Dlilah Széchenyi e alla sua famiglia ove spicca la figura del padre, il medico Giula Széchenyi, ungherese di origini, triestino di adozione, antisionista.
Nel 1953, in pieno dopoguerra, Aldino riceve una lunga lettera che mette fine ai suoi momenti romantici e che lo costringe al viaggio in treno Torino-Trieste per comprendere dinamiche a lui assolutamente oscure.
Qui tra pianti con la madre di lei e vaneggi, arriva al sanatorio ove lei trova, lei che sembra sana ma anche fragile, lei che ribadisce intenzioni già dispiegate ma che risvegliano inevitabilmente, ricordi alla mente.
Si torna quindi al 1949.
Si parla della prima volta più o meno eh, si parla di un primo lavoro e di una prima fine di quel lavoro, si analizzano figure quali sono Yiddishe mutter e Yiddish Vater.
Si tratta approfonditamente la figura malinconia del padre di Dlilah, evidenziando la sua stima molto alta per se stesso, ma anche il suo taglio arrogante nonché l'ira pressoché ingiustificata, di alcuni momenti.
Questa figura e tutto ciò che ci ruota attorno, fa acquisire allo stesso testo una vena assolutamente malinconica.
La narrazione è molto densa, corposa, quasi innalzata in alcuni momenti e difficile da leggere in altri.
Lo stile non è assolutamente contemporaneo e questo può rallentare la lettura a chi, come me, è più abituata agli scrittori moderni o in generale con uno stile narrativo più attuale.
Certi punti, sono stati più ostici di altri e mi hanno, ahimè, annoiata ma non per il contenuto ma per la difficoltà nel seguire il discorso messo in piedi dall'autore.
Pensavo di trovare più animo di chi è sopravvissuto, ma il tema centrale non è questo ma l'amore perduto nonché i fantasiosi ideali di un ebreo del dopoguerra.
Un testo da leggere sicuramente con calma e da abbracciare con consapevolezza. Io mi aspettavo altro e quindi ho avuto le mie difficoltà, lo ammetto.
Un testo che mi ha impegnata molto mentalmente e che posso fare rientrare nei classici letterali anche se l'autore è deceduto non tantissimo tempo addietro.
I MIEI PRO
Le tematiche presentate sicuramente.
I MIEI CONTRO
Lo stile narrativo che può essere anche un pro per chi è più avezzo agli scrittori vecchio stampo.
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