SESTA TAPPA_INTERVISTA ALL'AUTRICE
All’Alpe, le due sorelline fanno amicizia con Christian, un ragazzino coetaneo di Johanna e innamorato della montagna, che trascorre tutte le estati dai nonni. I tre bambini condivideranno, da quel momento in poi, ogni cosa - le passeggiate al pascolo con le capre, le scorpacciate di cibi gustosi e un’amicizia profonda che durerà nel tempo - e vivranno serenamente gli anni dell’adolescenza, fino a quando una serie di eventi avversi cambierà completamente la loro visione del futuro, indirizzandoli su strade diverse da quelle desiderate.
Johanna, Christian, Hubert e Barbara affronteranno le difficoltà, inseguiranno i loro sogni, vivranno intense storie d’amore, cadranno e si rialzeranno grazie alla loro tenacia. Riusciranno a ritrovarsi ancora una volta uniti?
Roberta Marcaccio è nata e vive in Romagna. Ha pubblicato il romanzo Il cactus non ha colpa (2021) e il racconto Amori eterni come l’acqua alle fontane (2022) nell’antologia Dolcezza tra le righe (Triskell Edizioni); la raccolta di racconti Profumo di camelia (2022 - Bakemono Lab Edizioni); i romanzi Tranne il colore degli occhi, Ti raggiungo in Pakistan e C’è poco da ridere con CaRoL Books.
Ha collaborato con la rivista Il Colophon e ricevuto il Diploma di Merito per il racconto L’Hotel Rimini (Concorso Scintille in 100 parole, 2015), incluso nella raccolta C’è poco da ridere.
INTERVISTA:
1) La prima domanda che pongo sempre nelle mie interviste è anche quella per la quale nutro estrema curiosità: cosa ti ha spinta ad iniziare a scrivere? In che modo e quando hai iniziato?
Scrivo da sempre. All’inizio erano solo pensieri, poesie, preghiere e il diario. La svolta, verso la narrativa, è avvenuta vicino ai trent’anni, durante una forte crisi esistenziale e una depressione. Ho scritto una lettera a una persona amica e lì ho capito che narrare storie che contenessero emozioni era il mio sogno nel cassetto. Il sogno si è trasformato in antidepressivo e poi in motore del mio cambiamento. Sono cresciuta con la mia scrittura e la mia scrittura è cresciuta con me. Oltre vent’anni di cammino insieme.
2) In Heidi nessuna stella deve morire, si parla approfonditamente e con entusiasmo della Val Gardena. Ci sei stata personalmente? Cosa ti ha colpita tanto da volerla come luogo principe del romanzo?
Sì, ci sono stata in vacanza, esattamente due anni fa. Sono rimasta molto colpita dalla Val Gardena, dal panorama mozzafiato che avvolge la valle e, quando sono arrivata all’Alpe, ho perso la parola; me ne sono innamorata, tanto che prima o poi tornerò. Amo le Dolomiti e le Alpi e credo che il luogo in cui ho ambientato Heidi sia magico.
Il soggetto del libro l’ho scritto durante il viaggio di ritorno da quella vacanza. Mi capita spesso che un luogo o una situazione o una persona che mi colpiscono e diventino idea per un libro.
3) Johanna è una bimba solare e determinata, un' adulta con le idee chiare sulla sua vita lavorativa, intraprendente tranne quando si tratta di lui, di Christian. Johanna è una persona reale? Ti sei ispira a qualcuna che conosci bene?
No, per Johanna non mi sono ispirata a una persona reale e neanche per gli altri personaggi di questo romanzo. Sono nati dal processo creativo che ha dato vita a Heidi.
Johanna è una persona che ha sofferto e che affronta la vita con determinazione, anche se il dolore qualche volta rende fragili e insicuri. Quando delineo i personaggi, cerco sempre di renderli reali e spero di esserci riuscita anche questa volta.
4) Christian ama le scalate, le montagne, le cime che sembrano inarrivabili...ami anche tu la montagna in questo modo? Sei avventurosa come il tuo Christian?
Io amo tantissimo la montagna, ma mi limito ai sentieri per le camminate. Non oserei mai appendermi a un gancio, come invece fa Christian, anche se in gioventù ho azzardato qualche ferrata e la scalata fino alla cima della Marmolada in cordata (parliamo di secoli fa) e con la guida.
Non sono così esperta e per questo motivo mi sono dovuta documentare. Grazie alla mia amica Carla e ad alcuni libri e siti, ho raccolto tutte le informazioni che mi servivano per non commettere errori. E spero non ce ne siano.
5) Ma non è solo Val Gardena, è anche Milano e le sue bellezze a contrasto con la natura incontaminata della valle. È una città che ami? Qual è il luogo che preferisci della città?
Milano è una città che amo, con i suoi grattacieli, i palazzi e i viali immensi e la vita frenetica. L’ho vissuta parecchio e in molte occasioni, per lavoro, tanto da sentirla familiare. Non so cosa significhi viverci con una casa e una famiglia, io l’ho frequentata tra alberghi, uffici, pranzi in mensa e cene al ristorante, ma ce l’ho nel cuore. Milano è una città seducente, se ti lasci conquistare, ha parecchi angoli belli ed è difficile scegliere. Il luogo che amo di più è un tratto del naviglio, la Martesana (nominata in questo libro e anche ne Il cactus non ha colpa), un posto dal fascino particolare, un parco che si incastona nella città con il corso d’acqua in mezzo, dove ho passeggiato più volte.
6) Si parla molto di cuore nel tuo libro che sia per le palpitazioni dell'amore ma anche per quelle che celano un problema. La cardiologia è un ramo della medicina che ti appassiona? O cosa ti ha guidato verso questa scelta?
È stato il mio intuito a guidarmi. Una decisione derivante dai fatti che accadono nella storia e che, come spesso succede, era l’unica scelta possibile e logica.
Accade spesso, mentre si scrive, che una intuizione, anche non troppo ragionata, sia quella giusta. Per quanto riguarda la medicina, ho studiato anatomia nell’ambito di un corso di naturopatia a cui mi sono iscritta qualche anno fa e non ho assolutamente la pretesa di conoscere la materia, ma quello che ho letto e approfondito mi ha appassionata. Per Heidi mi sono affidata alla consulenza del mio professore di anatomia, che ringrazio, il dottor Roberto Ciuffolotti.
7) Se ti poni dall'altra parte e quindi in veste di lettore, ove orienti i tuoi occhi? Genere preferito?
Sono onnivora e, a volte, mi butto a leggere generi che non ho mai considerato neanche lontanamente, perché penso che un autore debba leggere tantissimo e di tutto. I miei preferiti, tuttavia, sono la narrativa, i gialli (con tutte le declinazioni, compresi i noir), i rosa non melensi, la saggistica, i manuali di scrittura ecc. Non amo gli horror e, a parte un paio di saghe famose, non riesco ad affrontare i fantasy. Non ho mai letto distopici, ma prima o poi ci proverò. Ho i miei autori preferiti, che quando li leggo mi sento a casa, ma in generale sono aperta a tutto.
8) Al momento stai pensando di scrivere ancora? O ti stai occupando di altro?
Heidi è il mio settimo libro e ho altre idee nel cassetto.
Ho un romanzo finito in prima stesura (la riscrittura di una storia che ho dovuto buttare via per poi ricominciare daccapo), che vorrei proporre a qualche editore e ho altri due libri in cantiere (uno pronto da scrivere) e l’altro da progettare.
Inoltre ho un sogno folle e grandioso, che riguarda sempre la scrittura, a cui lavorerò a partire da agosto e che vi racconterò qualora dovessi riuscire a realizzarlo.
E poi ho sempre i miei hobby, a cui mi dedico come passatempo, il sito che sto sistemando, la promozione dei libri…
Vabbè, anche la scrittura è un hobby.
9) Che messaggio vuoi lasciare ai tuoi lettori?
Ogni libro contiene un messaggio. Per quanto riguarda Heidi, il messaggio è l’amore a trecentosessanta gradi, l’altruismo, il prendersi cura degli altri, essere solidali, di aiuto per chi ha bisogno. È anche l’amore per la famiglia e gli amici.
10) Se ti chiedessi di descrivere Heidi nessuna stella deve morire con tre aggettivi quali sceglieresti?
Saporito come i canederli, dinamico come la scalata dello Sciliar, splendente… come le stelle.
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