COSA NE PENSO?
Leggi la recensione del primo volume
Avevamo lasciato Bianca in quel di Pavia, dopo aver abbandonato la cascina di Garivalda, anzi dopo essere stata caldamente inviata ad andarsene.
Siamo nel 1952 ed in questo secondo volume accompagneremo la nostra protagonista e ogni elemento che le gravita attorno fino al 1965.
A Pavia, Bianca lavora per la signora Dora Cattaneo. Donna gentile, garbata che la prende subito sotto la sua ala protettiva come fosse una figlia.
Anche con la cuoca Augusta va molto d'accordo e, quando arriverà il momento di sostituirla, sarà impresa difficile.
Se non ché, una mattina qualunque al mercato, Bianca incontra una persona del suo passato...una di quelle che le mancava profondamente. Sto parlando di Ida. La felicità sta negli occhi di entrambe e Bianca non vede l'ora di conoscere le sorti anche di Maria.
"Vedere Ida era ritrovare l'infanzia, la cucina dei signori Colombo, Maria, ma anche la madre, e poi la guerra, e poi tutto il resto, in una cascata di emozioni a cui Bianca non era preparata."
Una nota di felicità si affaccia finalmente all'orizzonte con Maria che si ritrova in casa Cattaneo a preparare una favolosa torta di mele che le varrà il posto di cuoca.
Finalmente Bianca e Maria sono di nuove insieme.
L'impaccio iniziale si rileva breve e di poca cosa, ci vuol davvero un attimo perché le ragazze tornino complici come un tempo.
Anche Maria potrà beneficiare del gran cuore di Dora e lo farà davvero fino alla fine...
Ma Bianca al mercato non incontra solo Ida.
Un fiore donato, un sorriso, un ragazzo garbato di nome Arturo.
Bianca non ha esperienza, non ha provato altre volte l'amore però sente un qualcosa per quel ragazzo così gentile e simpatico, qualcosa che la porterà al suo secondo momento di felicità.
Un momento che condividerà poi anche con Maria, che avrà modo di incontrare il suo principe azzurro...un volto che per noi è già noto.
Ma la vita ha in serbo ancora tante sfide per la nostra Bianca, di cui la prima sarà lasciare tutto di nuovo per seguire Arturo a San Gallo, in Svizzera.
La città difatti, presenta buone offerte di lavoro che per due ragazzi giovani e appena sposati come loro, sembra la soluzione migliore.
Ma la Svizzera non è l'Italia.
Gli italiani sono malvisti dai più, trattati diversamente.
Bisognerà molte volte fare un bel respiro e lasciare che tutto il male scivoli addosso.
Nonostante questo però, Bianca e Arturo sono insieme, hanno la loro modestissima abitazione in un sottoscala umido e polveroso ma si dicono che possono superare tutto e continuare a sperare in un futuro migliore.
Qui Bianca conoscerà per puro caso Virginia, ragazza che diventerà sua grande amica e che le farà ottenere anche lavoro.
Un capo padrone, delle richieste sconcertanti...
Ma è pur sempre un impiego ed i soldi servono....fintanto non arriva un altro attimo di felicità per i giovani sposini...una figlia.
La vita sembra essere finalmente bella e piena!!
Arturo riesce ad avere una buona paga, si cambia casa, lei grazie a quella santa donna di Virginia, ha la possibilità di iniziare a lavorare su ricami e merletti su commissione.
Tutto ciò non può che ricordarle la sua amata signorina Elvira, i suoi grandi insegnamenti.
Ma, come altre donne della sua vita, anch'ella ormai non c'è più.
Ma la mancanza più grande, quella più dura, che arriva anche nelle giornate migliori senza alcun preavviso, è quella della madre Giovanna.
Il cugino Giuseppe, alla morte di quel padre, di quello zio, che aveva fatto del male ad ognuno di loro, Ruggero, si presenterà a Bianca quando ancora è a Pavia con in mano un plico...le famose lettere che Bianca non aveva mai potuto leggere e di cui ignorava l'esistenza, lettere della madre, lettere che si interrompono però bruscamente....
Abbandono, dolore...sentimenti che Bianca prova da tutta la vita. Ma in fin dei conti, non riesce a perdere la speranza e anzi ha paura che quella donna sia scomparsa per sempre.
Ma la vita prosegue, Bianca è sempre più felice nella sua famiglia creata. Ha vicino Virginia e il suo Leonardo, ha Valeria del locale che l'ha lanciata nel suo lavoro. Davvero non potrebbe andare meglio.
Purtroppo per la nostra protagonista, abituata alla sofferenza, ne arriverà una ben peggiore. Una di quelle che non ti fanno più rialzare, una di quelle che ti chiedi cos'hai fatto di male e sbagliato per meritare tutto quel dolore.
Dobbiamo andarcene.
Milano.
Un nuovo inizio.
Milano che vede un'altra famiglia.
Milano che torna a farsi sentire con Vittoria e Fausto ed il figlio Mario.
Vittoria che, durante la guerra, ha soccorso feriti, ha visto la morte da vicino. Ella stessa ha rischiato di morire, ritrovandosi sveglia e salva ma senza più alcuna memoria della sua vita precedente.
Fausto le darà ricordi nuovi assieme, si ricostruirà pezzo per pezzo una vita.
Il buio però del passato sembra rimanere ancorato non solo a lei ma anche ai suoi familiari.
Fausto la porta da ogni luminare ma nessuno è in grado di fare nulla.
Ma una mostra, un'esposizione dei tempi della guerra, potrebbe finalmente riaccendere qualcosa...
Un vangelo, una piccola foto, una bambina...
In questo secondo volume ritroviamo lo stile narrativo coinvolgente ed inebriante già sperimentato nel primo volume di questa saga familiare di prim ordine.
Una grande caratterizzazione dei personaggi sullo sfondo di un Italia ed una Svizzera che rialzano la testa dopo la grande guerra.
È un momento di ricostruzione, di rinascita.
Un libro che è un'intima carezza dell'anima, che si legge con una semplicità disarmante nonostante sia ricercato e ricco di vissuto.
Io sono rimasta, se possibile, ancora più coinvolta ed estasiata in questo secondo volume.
Ho gioito con lei, sofferto irrimediabilmente e spero la vita le riservi altro, che la renda nuovamente felice senza portarle via tutto.
Bianca, a presto.
Mi ispira tantissimo, prima o poi l'acquisterò
RispondiEliminaLa caratterizzazione dei personaggi in storie di questo tipo diventa fondamentale. È importante dare spessore a chi viene raccontato
RispondiEliminaLetto anche io e mi appresto ad acquistare il terzo e ultimo libro della trilogia.
RispondiEliminaPurtroppo non è molto il mio genere, però grazie mille per averne parlato.
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