COSA NE PENSO?
Siamo nel 1889. Veniamo a conoscenza di una moltitudine varia di personaggi...mariti e mogli, ma anche figli, dottori, parroci e chi più ne ha più ne metta.
Ma la famiglia Haslam è sicuramente quella che è maggiormente sotto i riflettori.
Abbiamo il marito devoto, anzi devotissimo che parla e dice solo ciò che può compiacere la moglie.
A lui l'onere ed onore del sermone giornaliero di risveglio.
A lui il vantarsi spesso di ciò che ha ma anche del suo modo di essere.
Sir Godfrey in fondo, è un vero padrone di casa...che però i pantaloni non porta.
Ci pensa sicuramente la moglie, Harriet, una di quelle donne che hanno ben chiare le intenzioni e che hanno una parola per ogni singola persona a cui sembra tenere.
Sicuramente donna caparbia ed alquanto testarda, vuole che il tutto sia dispiegato alla meglio e a suo favore e per suo piacimento.
Ciò che vuole difatti per il primogenito Matthew, è un abbandono della ricerca a favore della solida figura del medico.
Si aspetta inoltre un matrimonio all'altezza.
Per il secondogenito, Jermyn, vede un futuro che si dispiana partendo da Cambridge e non sicuramente tra la poesia che tanto lo attira e aggrada.
Per l'unica figlia, Griselda, ovviamente un matrimonio giusto e compiacente, con un uomo di primo pelo e di polso.
Per finire col piccolo di casa, Gregory che vede sicuramente lontano dalle sue amicizie abituali con vecchie signore dei dintorni...
Come potete ben capire, Harriet aveva un piano chiaro e limpido in mente...peccato che ognuno volesse fare da sé.
Un litigio col primogenito, la corsa dal medico, una richiesta esplicita per mettere fine ai suoi lamenti.
Oltre ai pensieri dei figli, c'è quell'insonnia che la turba ma, ancor di più, il marito che le domanda frequentemente se lei abbia o meno riposato.
Fatto sta che, una sera, qualche parola di troppo alla povera mamma Harriet, la metterà in condizioni di tentare un gesto estremo per poi subito pentirsene.
Seguirà un periodo lontana da casa, di ripresa, per amare di nuovo la vita.
Ma si sa che se il gatto non c'è...i topi ballano.
Al suo rientro difatti, ogni figlio avrà fatto di sua testa e volontà, il marito avrà gestito la situazione al suo meglio, quindi male, e lei si troverà nuovamente turbata ma cercando di manifestarlo assai meno se non fosse per una richiesta di troppo...
Una pillola, un sonno, un sonno eterno...
Una famiglia nuovamente scossa assieme a tutti gli amici che continuano a gravitarci attorno.
No perché vogliamo parlare per esempio di Camilla? Ex moglie del parroco Bellamy, promessa sposa del medico, poi promessa sposa di Matthew che, con una confessione di troppo, la manderà dritta tra le braccia di?
Nel frattempo il parroco è promesso sposo di Griselda ma chissà poi se i due arriveranno all'altare.
Ma mettiamoci anche Agatha Calkin, Geraldine Dabis e Kate Dabis...le signore e signorine anziane tanto amiche del piccolo Gregory.
Per non parlare di Dominic Spong! Avvocato di famiglia e vedovo da poco che alla fine bam, sorprende tutti.
E aspettate, non posso dimenticare la famiglia Hardisty, con Percy, la cara Rachel e le figlie Polly e Mellicent.
Molti nomi, una casa dove tutti sembrano bazzicare di continuo, collegamenti a non finire per questa vicenda surreale sul sentimento umano, con quel poco di puzza sotto il naso.
Un testo sicuramente dal testo narrativo particolare e conforme all'epoca per modo d'espressione ed usi e costumi. Ci troviamo difatti di fronte ad un romanzo per lo più tenuto in piedi dai dialoghi.
Conosciamo personalità tra le più diverse, molto enfatizzate e anche un po' stereotipate, che fanno sorridere alle volte per i loro assurdi atteggiamenti.
Un libro sicuramente piacevole ma che mi ha, in alcuni punti, fatta rallentare e annoiare leggermente.
Ho apprezzato molto di più il libro da metà in avanti.
Il mio primo approccio con l'autrice dal quale, sinceramente, mi aspettavo molto di più.
Probabilmente non siamo in perfetta sintonia ma sicuramente il plauso va dato per l'originalità e l'alto livello.
Mi spaventano molto i libri in cui ci sono parti noiose o troppo lente, perché la maggior parte delle volte mi portano ad abbandonare completamente il libro. Anche se mi dispiace parecchio.
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