Dai primi, timidi passi in un teatro di Napoli durante la belle époque fino alla trionfante carriera che la portò a brillare sugli schermi cinematografici di tutto il mondo. Gli intrighi, le passioni e i retroscena della vita di un’attrice che ha segnato un’epoca.
Sono i primi anni del Novecento quando la piccola Elena si trasferisce con la madre a Napoli, incerta su come inserirsi in una città del tutto nuova rispetto alla Firenze della sua infanzia. Nonostante la timidezza, viene notata dal padre della compagna di banco, Eduardo Scarpetta, che la introduce subito fra le comparse del suo teatro, ribattezzandola con il nome d’arte che entrerà nella storia: Francesca Bertini. Non ci vuole molto infatti perché la quieta ma ambiziosa Francesca emerga sulla scena, approdando a Roma per incantare con la sua espressività non solo registi e colleghi, ma anche la scintillante alta società dell’epoca, che tanto ammira, nonché gli intellettuali più in voga del periodo, fra cui D’Annunzio.
Con una scrittura fluida e vivace, L’ultima diva ripercorre l’ascesa di Francesca Bertini nel mondo del cinema muto, svelando i segreti della sua fortunata carriera e gli intrighi della sua vita privata, ma soprattutto facendo emergere la figura di una donna determinata a lasciare il segno e a diventare l’icona di un’intera generazione, dimostrando un’incredibile forza di carattere oltre che un grandissimo talento.
COSA NE PENSO?
Si chiamava Elena Saracini Vitiello, era il 1900, a Napoli, in via Foria.
Lasciare nonna fu dura, come rimanere in quel posto angusto che sapeva di prigione dell'istituto femminile Edmondo de Amicis.
Ma qui almeno un'amica la trovò anche se ci volle un po' perché fosse tale, per passare dalle prese in giro alle confidenze...Maria Scarpetta, figlia del celebre Eduardo Scarpetta.
La loro casa era tutto ciò che Elena non aveva ma che desidererà, nel futuro chissà...
Intanto Eduardo la guarda e vede un qualcosa in lei, qualcosa da coltivare.
D'ora in poi ti chiamerai Francesca. Francesca Bertini. E farai l'attrice.
La prima occasione di essere su di un palco la ebbe come comparsa, ultima fila di un opera di un certo Salvatore Di Giacomo, l'Assunta spina.
La vera diva era la Magnetti.
Nelle sale di quel teatro si sentiva la signorina nessuno come le capiterà spesso nella sua vita. Anche Gabriella che le sembrava amica, finì per darle della p*ttana quando passò improvvisamente in prima fila, per volere di Salvatore.
Ma lei, in cuor suo, non si sentiva adatta al teatro. Il suo modo di parlare, il suo accento così particolare che mischiava le origini toscane col napoletano...di certo non le avrebbe fatto fare carriera.
Difatti quando fu chiamata velocemente da Salvatore per una proposta esterna per la parte di Leonora in una riduzione del Trovatore di Giuseppe Verdi, lei asserì di non voler più fare teatro.
Ma quale teatro bambina, è il cinema!
E lì parlare non serviva, bastavano occhi, espressività e movenze.
Il tempo passa, la città cambia alla volta di Roma.
Le conoscenze fatte sono molte e anche gli amori...difatti qualcosa mancava nella vita di Francesca e ormai sentiva la necessità di abbandonarsi a qualcuno...
E questo qualcuno dapprima fu Giacomo Peroni.
Ma alla sua proposta di matrimonio, lei capí che non aveva alcuna intenzione di legarsi ad un uomo.
Ma ad una festa conobbe anche il D'Annunzio che, ammaliato dalla sua persona, le propone un ruolo nel Folchetto di Narbonne sceneggiato dal figlio Gabriellino.
Di certo il nome potrebbe portare visibilità...
Francesca sembra non sbagliare un colpo ed ogni sua interpretazione le vale l'apprezzamento della critica.
Tanti nomi appaiono vicino al suo con contratti prestigiosi....come Lo Savio, Ugo Falena.
Un ruolo che poi le valse assolutamente grosso clamore fu quello di Cordelia in Re Lear, di Ermete Novelli.
La sua audacia sul set non aveva rivali, nemmeno se si è l'amante del registra come la Chiantoni.
Inoltre in Olga, moglie del Novelli, trova un'amica che l'accompagnerà anche negli anni a venire.
Ma a mettere i freni alla sua carriera, ci si mette una nuova conoscenza, Emanuele Castelbarco che la strega così tanto da annullare sé stessa.
Ma è una sera a teatro, con uno sguardo al barone Fassini e un'occhiata alla protagonista Pia Menichelli che capisce di star buttando la sua vita.
È tempo di ripartire, è tempo di lasciare le zavorre.
La stiratrice del Teatro Nuovo era svanita per sempre, evaporata come bollicine di Champagne. Al suo posto, adesso, c'era una guerriera.
Nasce nel 1913 la Celio film che la vede come unica stella.
Ma un problema agli occhi ed un riposo forzato, la portano in Engadina dove le giunge voce che una certa Olga Manbelli, in arte Hesperia, sta prendendo il suo posto.
Non un minuto di più può rimanere lontana dal set.
Una presa di posizione, mani addosso, schiaffi. Ancora un' audacia per l'arte che è tutto ciò che conta.
Ma la sua vita freme, i film da fare fioccano.
Tanti copioni tra cui Histoire d'un Pierrot e poi il sangue Bleu di Oxilia che la consacra ancora di più a Diva.
Altri amanti che la vogliono, un altro matrimonio rifiutato...
Un giovane Vittorio de Sica accanto a lei, my Little baby, la Fedora...opere che la consacrano sempre più...tra i complimenti anche della Duse.
Addirittura ritornerà su l'Assunta spina ma questa volta da protagonista e coi diritti di Salvatore.
Un'attrice che anche dirige, che scrive, che pensa ai costumi...ogni parte di lei è arte, è eleganza, è apoteosi.
Ma tutto sembra spegnersi quando incrocia degli occhi magici, quelli del conte Paul Cartier.
Ho incontrato l'uomo della mia vita.
Il 1921 vedrà infatti la donna libera ed indipendente sposarsi ed interpretare il suo ultimo ruolo nei panni di Mariuccia, l'inquieta fanciulla di Amalfi.
Nel 1924 arriverà anche la gioia immensa di un figlio, Jean Benedict ed ogni passo, ogni movenza, ogni sorriso sarà unicamente per lui.
Il matrimonio però non procede bene, Paul è sempre via per lavoro e, una sorpresa a Firenze, la metterà davanti alla dura realtà.
Paul, una valigia in mano e la porta...il giorno del compleanno del figlio...ed un addio definitivo che la manda in depressione.
Finché non sente di dover riprendere il suo amore principe, il cinema e dopo anni torna, prima provando con Venezia e Giuseppe Volpi ma trovando di nuovo la giusta spinta nel 1944, in Spagna.
Ancora una volta sarà la Diva.
Una Diva che scrive molte lettere ma non le spedisce, convinta di volerle raccogliere in un memoriale "il resto non conta".
Il 9 maggio del 1946 vede per l'ultima volta in Spagna il suo "la signora delle Camelie" e anche la sua rivincita.
Tanti anni prima difatti, la sua interpretazione rimase non vista perché anticipata da Hesperia con un altro produttore.
Francesca che in quell'occasione, accecata dalla rabbia, finirà per andare a prenderla per i capelli (letteralmente), finì poi per diventarle amica, ma anche successivamente a trovarsi di nuovo in qualche modo tradita da lei.
L'ultima volta di Francesca Bertini? Nel 1976, un cameo in Novecento di Bernardo Bertolucci, nel ruolo di una suora di clausura...lei che ha sedotto per tutta la vita.
Una vita costellata di successi cinematografici, una sola grande sconfitta in una pellicola che non aveva mai convinto nemmeno lei stessa.
Una vita con amori tanti ma forse non veri.
Sicuramente quelli reali sono stati i genitori, Adelaide ed Arturo che lasciarono un vuoto enorme alla loro scomparsa e quello per Rosita, la domestica di casa che poi fu molto di più, fu colei che le rimase accanto quando era Diva, quando era mamma, quando era in lacrime, quando era euforica.
Un romanzo biografico davvero interessante e ben scritto ove la storia scorre via veloce e fluida, ove una vita piena e ricca viene raccontata anno dopo anno.
Capitoli brevi e saggiamente titolati con anno e fatti salienti, aiutano a tenere il ritmo frenetico.
Un libro che si basa sui racconti della stessa Francesca Bertini, per l'autrice affettuosamente zia Checca.
L'ultima diva del cinema muto raccontata come non mai.
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