mercoledì 28 settembre 2022

BLOG TOUR : MYRTLE E I PERICOLI DELLA SEDUZIONE, OLIVIA FRANCIS

QUARTA TAPPA: IL PERSONAGGIO MASCHILE 


SCHEDA TECNICA:

Titolo: Myrtle e i pericoli della seduzione
Autore: Olivia Francis, Cillian Butler
Data di pubblicazione: 13 settembre 2022
Ce: Youcanprint
Prezzo: ebook 3,99 euro/cartaceo 16,05 euro
Disponibilità: Amazon clicca qui





TRAMA:



Resa famosa dalle bollenti storie che danno vita ai personaggi dei suoi libri, Myrtle è la persona perfetta per diventare la docente di un nuovissimo corso di seduzione all’università. Poco importa che la sua vita sentimentale sia alquanto problematica, Myrtle spera di poter trovare gli spunti giusti per scrivere un saggio sull’argomento della seduzione, un libro che le permetta di essere conosciuta con il suo vero nome e non con lo pseudonimo con cui pubblica i suoi romance. 

Tom O’Neill, originario dell’Irlanda, è professore di lettere antiche alla Columbia. Conosciuto dai suoi colleghi per le sue giacche di tweed, gli occhiali cerchiati di tartaruga e le noiosissime lezioni di latino che mandano in fuga i suoi studenti, sta per ricevere una proposta del tutto inaspettata. Dopo la disastrosa relazione che si è lasciato alle spalle, forse il nuovo corso tenuto da Myrtle Evans sembra fare proprio al caso suo ed essere la sua ultima speranza di poter divenire un uomo carismatico. 

La vita, però, ha un modo tutto suo di mescolare le carte in tavola, e il corso di seduzione si rivelerà ben presto un tornado in grado di cambiare per sempre le vite dei suoi partecipanti.







INFORMAZIONI BIOGRAFICHE :

Olivia Francis è lo pseudonimo di Barbara Nalin, autrice di romanzi quali “Nella tela del tempo”, “Nell’Intreccio del tempo”, “Il cuore non ha circonferenza, “Il cuore non ha ricette”, “Il cuore non ha stagioni”, “Purché sia amore”, “Quando è l’amore a tradire” e la fiaba “Hanno rubato i colori”. Nella vita scrive e fa la traduttrice. Ha deciso di utilizzare uno pseudonimo dopo un evento personale grave che l’ha colpita recentemente e che l’ha spinta a rinnovarsi.

Cillian Butler è nato nel 1990 a Sligo in Irlanda, e vive in Italia. Lavora come docente di inglese per stranieri e passa il suo tempo tra i libri e i suoi due gatti. Si è dedicato principalmente alla poesia in lingua inglese, e “Myrtle e i pericoli della seduzione” è il suo primo romanzo. 


IL PERSONAGGIO MASCHILE:

(Myrtle) Quando Cillian mi ha inviato le prime pagine del suo personaggio, ho riso come una matta. Tom è un uomo che sa ridere di se stesso, cosa poco comune nel genere maschile. E più andavo avanti nella lettura dei suoi capitoli, le risa non mi abbandonavano un secondo, tanto che anche i miei ragazzi mi chiedevano cosa avessi da ridere così tanto! L’ho amato fin da subito, so che a molte lettrici potrà sembrare il tipico stereotipo dello sfigato che poi si riscatta, ma alla fine non desidereremmo tutti essere un po’ Tom?  

(Cillian) Tom nasce dalla mia esperienza personale, come spesso capita per molti autori. Da ragazzino, ero un ragazzo imbranato è timidissimo, ricoperto di brufoli e con una pronuncia strana che derivava dal mio avere un padre irlandese e dall’essere nato nel nord-ovest dell’Irlanda. Ammetto che quella pronuncia strana non mi ha ancora abbandonato, ma ormai ho imparato a riderne e a non lasciarmi abbattere da chi è così insensibile da farmela notare. Tom rappresenta quindi la volontà di riscatto, il desiderio di migliorarsi sempre e di farsi valere. Penso che ognuno di noi si è sentito un po’ Tom, almeno una volta nella vita, ed è forse questo che mi ha fatto affezionare così tanto a questo nostro personaggio. 



            





 
COSA NE PENSO? 

Devo dire che il libro e Tom mi incuriosiscono parecchio.
Un genere che leggo meno rispetto ad altro ma che trovo assai piacevole, soprattutto quando ci troviamo davanti ad una trama così e un personaggio maschile che si riscatta.

Cosa ne pensate?

Per saperne di più, visitate le pagine degli altri blog partecipanti.



Ma che ne dite di un estratto dedicato proprio al nostro Tom?


«Mamma, te l’ho già detto: la risposta è no. Non c’è niente che possa farmi cambiare idea.»
Sospiro, passandomi una mano tra i capelli arruffati. Quand’è stato che sono ricresciuti così tanto? Sono stato dal barbiere solo due settimane fa, per l’amor di Dio. Forse tre... quattro... vabbè, non è importante.
«Ma amore di mamma, lo sai che papà ci tiene tanto. Compie settant’anni, Tommy, lo sai...»
«Non chiamarmi Tommy, per favore. Sono almeno vent’anni che nessuno mi chiama più così.»
Sento mia madre sospirare nella cornetta, uno di quei sospiri da manuale per i quali avrebbe dovuto vincere il Guinness dei primati già molti anni fa. 
«E se ti mandassi i soldi per il volo?», tenta ancora, la voce colma di speranza. Sullo sfondo, sento il fischio del bollitore in procinto di esplodere sull’AGA, la cucina a gas che se ne sta piantata nella nostra casa di Sligo come una matrona dal lontano 1950. Una ricchezza di famiglia, l’AGA, passata di madre in figlia e di generazione in generazione. Voglio proprio vedere come farà a raggiungermi nel mio appartamentino formato scatola di scarpe nel Greenwich Village, un domani. Ma tanto, con ogni probabilità, se l’accaparrerà mio fratello.
«Mamma, non è un problema di soldi. Ho un lavoro, e anche molto buono. Grazie tante.»
Mia madre non ci ha mai capito un fico secco di come funzioni la vita accademica e, quando le ho spiegato di aver vinto un posto come lecturer di lingua e letteratura latina alla Columbia, mi ha chiesto se per caso non sarebbe stato meglio seguire le orme di mio padre e diventare falegname. E ho detto tutto.
«Insegno all’università, mamma. Ce l’ho, uno stipendio», calco la mano, giusto per chiarire il concetto. Non è un problema di soldi: semplicemente, non voglio tornare a casa. Non adesso.
«Ma zia Alex mi ha appena detto di aver visto delle offerte per voli diretti Newark-Dublino con una nuova compagnia. Come si chiama... la Norway... la Nordic... vabbè, una di quelle.»
«Non esiste un volo diretto, mamma. Fanno tutti scalo a Londra, dovresti saperlo. E comunque adesso devo proprio scappare, ho orario di ricevimento tra un’ora e mezza e devo ancora farmi la doccia. A presto, ciao.»
Premo la cornetta rossa sullo schermo prima ancora che mia madre possa avere il tempo di ribattere. Per un po’ rimango immobile, seduto in punta di sedia nella mia cucina, col telefono bollente ancora in mano. So che a breve verrò sommerso da un’ondata di quella sensazione che ormai conosco molto, molto bene: il senso di colpa. Perché non è vero che ho orario di ricevimento in facoltà, visto che è venerdì pomeriggio ed è il giorno che normalmente è concesso a tutti gli insegnanti per dedicarsi alla propria ricerca personale, l’unico giorno in cui riusciamo a liberarci degli studenti. E so già per certo che non tornerò a casa per il settantesimo compleanno di mio padre. Mi passo una mano sugli occhi e sulla fronte, cercando di spianare con le dita le rughe che sono apparse chissà quando. Mi sono svegliato una mattina, mi sono guardato allo specchio ed eccole lì: delle linee incise nella pelle, pronte a conferirmi per l’eternità uno sguardo corrucciato. Ho trentasette anni e me ne sento cinquanta. 










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Grazie a Jane Rose Caruso col suo blog la fenice book per avermi coinvolta. 






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