lunedì 24 maggio 2021

SEGNALAZIONE LIBROSA : IL PAESE CHE UCCIDE LE DONNE, Giuseppe Carrisi

ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO DELLA TEMATICA


SCHEDA TECNICA:

Titolo: Il paese che uccide le donne
Autore: Giuseppe Carrisi 
Data di pubblicazione: 15 aprile 2021
Ce: Infinito edizioni
Prezzo: cartaceo 14,25 euro
Disponibilità: Amazon clicca qui




TRAMA:


Un romanzo che, attraverso personaggi di fantasia, racconta per filo e per segno, col piglio del reportage, il Messico contemporaneo. Un Paese in cui per una donna è molto difficile vivere. Paul e Dana, partono per Città del Messico, una meta sognata da tempo. Il giorno dopo il loro arrivo, però, la ragazza viene rapita. Per Paul inizia un incubo, reso ancora più spaventoso dalla decisione della polizia di insabbiare il caso. Succede spesso, in Messico, nella vita di tutti i giorni. Paul capisce che deve cavarsela da solo e comincia, con pochi aiuti e un po' di fortuna, un viaggio nell'assurdo messicano di oggi, che lo conduce nei meandri più bui e impenetrabili, popolati da trafficanti di droga, criminali senza scrupoli, divinità esoteriche, magia nera, povertà, un inesorabile senso di sconfitta umana. E tante, troppe donne che ogni anno scompaiono, in modo particolare a Ciudad Juárez. Fino alla rivelazione e allo sconcerto finale. 



ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO :

Oltre 3600 donne uccise in Messico nel 2019. Una media di 10 al giorno. Migliaia quelle scomparse. Numeri allarmanti che dimostrano come quello dei femminicidi rimane uno dei problemi irrisolti del Paese. Un problema che affonda le sue radici nel recente passato. Dal 1993, infatti, uno scenario di violenza sistemica contro le donne fa da sfondo alla storia della società messicana, già dilaniata dal narcotraffico e dalla corruzione. Solo nell’ultimo decennio – il più violento in assoluto – si sono contati ben 215 MILA omicidi. Uno ogni 23 minuti. Nemmeno Siria e Afghanistan raggiungono simili record. E migliaia di desaparecidos. Vittime, soprattutto, ragazze, giovani donne e, perfino, bambine. Rapite, violentate, uccise, massacrate, mutilate nel corpo e nell’anima. Fatte sparire nel nulla. 

Eppure, di fronte a tanto scempio di vite umane, perdura l’impunità. La quasi totalità di questi crimini non ha - ancora oggi - un colpevole. Tutto questo perché il Messico – tradizionalmente machista - è diventato un "Paese fantoccio”, in mano ai cartelli della droga che vanno a braccetto con pezzi delle istituzioni. Dove con sessanta euro si può affittare un killer. Dove i poliziotti proteggono i delinquenti e gli innocenti vengono torturati per confessare crimini mai commessi. Dove chi i crimini li ha commessi non sarà mai processato né – tanto meno – condannato. E dove il potere politico preferisce chiudere gli occhi. Negare l’evidenza. Nascondere. Imporre una narrativa che non rispecchia la realtà. Lasciando mano libera ai cartelli della droga e alla criminalità che spadroneggiano a suon di morti ammazzati. 

Simbolo di questa tragedia – per la verità non solo messicana - Ciudad Juarez, che più di ogni altra piange le sue donne. Testimonianza ne sono le croci rosa, ormai parte integrante del paesaggio urbano, piantate nei luoghi dove sono stati ritrovati i loro corpi. I murales che ravvivano di colori la monotonia del rosso del loro sangue. I manifesti, con i loro nomi e le loro fotografie, che tappezzano la città. Tutti segni di una memoria individuale, che diventa così collettiva. Per non dimenticare.  

Ecco perché ho deciso di scrivere “Il Paese che uccide le donne”. Per accendere i riflettori su questa realtà poco conosciuta. Per dare dignità alle tante, troppe donne che hanno – loro malgrado – condiviso un atroce destino. Per dare voce ai loro familiari che continuano a cercare la verità. Padri, madri, figli, fratelli, sorelle, nonni, nipoti che non si stancano di chiedere giustizia. Anche a costo di pagare un prezzo altissimo. In Messico chi chiede giustizia viene ammazzato. Così come chi denuncia, chi si batte per la pace sociale. Chi si ribella ai soprusi, alle estorsioni, chi non paga i riscatti per gli ostaggi rapiti. Chi la verità la cerca, la indaga, la scrive. La urla. 

Javier Sicilia – poeta messicano di origini italiane, che in questa guerra di tutti contro tutti ha perso un figlio di 24 anni ucciso per errore in una faida di mafia – ha scritto che il Messico è un Paese “corrotto e dolente”, ma nonostante tutto “pieno d’amore”. Ecco, questo libro – prima di ogni altra cosa – vuole essere un atto d’amore verso il Messico (e i messicani). E, allo stesso tempo, una denuncia dei tanti “mostri” che convivono al suo interno. Quei mostri che hanno “vampirizzato” l’esistenza dei due protagonisti – Paul e Dana – e di tanti innocenti come loro. Perché, come spesso accade, la realtà supera la fantasia.   

La consapevolezza è l’arma più grande per combattere questa piaga, per mettere in moto il processo di cambiamento della politica, della cultura, della società messicane che hanno generato quest’aberrazione. Nel tentativo di riparare alle ingiustizie e ridare speranza a quanti  vedono calpestati i loro diritti.    

                                                                                                                   Giuseppe Carrisi
                                                                  





 
COSA NE PENSO? 

Ho letto questo articolo, visto questo testo e ho pensato a quanto poco ne so su questo argomento. 

Giuseppe Carrisi da voce a chi non può più farlo, a chi vorrebbe ma ha paura, a chi vive con la sofferenza della perdita. 

Un libro che vuol essere quindi un manifesto all'informazione e formazione su una tematica così delicata ed importante. 

Perché le donne sono parte integrante dell'umanità, perché ogni essere vivente ha il diritto alla vita, perché certe cose non possono essere taciute.







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2 commenti:

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