La piccola Tove è cresciuta in fretta: costretta ad abbandonare la scuola molto presto, a quattordici anni compie i primi passi nel mondo del lavoro. Indossato il vestito buono e infilato il grembiule in cartella, di prima mattina si presenta a casa della signora Olfertsen, che l’ha assunta come domestica. Durerà soltanto un giorno, e sarà la prima di una serie di esperienze mortificanti. Lasciata l’abitazione dei genitori, la ragazza si sistema in una stanzetta fatiscente; la notte dorme col cappotto addosso e deve sottostare a una padrona di casa nazista, ma quei pochi metri quadrati sono solo suoi. Insieme all’emancipazione arrivano nuove amicizie, vita notturna, e la scoperta degli uomini, con cui vive degli incontri maldestri e mai veramente desiderati. Lei ha fame d’altro: di poesia, di amore, di vita vera. Mentre l’Europa scivola nella guerra Tove, determinata nel perseguire la sua vocazione poetica, va per la sua strada, lungo il difficile cammino verso l’indipendenza. Uno sguardo sempre più affilato, una personalità sempre più definita: costantemente in bilico tra una libertà appena conquistata e lo spaesamento che questa comporta, comincia a delinearsi il tipo di adulta che diventerà.
Gioventù è il ritratto straordinariamente onesto e coinvolgente di una fase cruciale della vita, e Tove Ditlevsen, ancora una volta, ha un grande merito: nel raccontarci di sé ci rivela qualcosa su tutti noi.
COSA NE PENSO?
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Riprendiamo i fili di vita della giovane Tove, la ritroviamo ancora avezza alla poesia, probabilmente una poesia più adulta, ancora ricca di "bugie".
Ma ciò passa in secondo piano quando è necessario trovare un lavoro.
Il primo non dura nemmeno un giorno, altri ne susseguono...io voglio stare un ufficio, non pulire!
Una famiglia che rimane come l'abbiamo conosciuta, anzi si arricchisce di altri orpelli...il padre che perde spesso il lavoro, il padre che dorme sul divano, il padre che legge un libro, il padre che "non ci sai fare con le rime".
Una madre che la vuole sposata e mantenuta quanto prima, una madre che si sente piena di acciacchi e desiderosa di raccontarli, una madre che perde una sorella e anche un po' sé stessa...
Una madre che "non lo dice per ferirmi. È solo che non ha la minima idea di quel che passa per la testa delle altre persone."
Una madre che giudica Tove ancora un volta non abbastanza ma che la appoggia più spesso rispetto ad Infanzia.
Un fratello, Edvin, che decide di sposarsi in gran segreto perché la madre gli demolisce tutte le sue fidanzate. Un fratello che continua a tossire, un fratello che in qualche modo, tornerà all'ovile...in fondo sua madre aveva ragione?
Ma Tove attende i diciotto anni, attende il momento in cui potrà uscire da quella casa ( che poi è stata cambiata, ottenendo anche una "camera" per sé), attende di poter essere libera.
Una stanza, una padrona di casa avezza alla politica, un freddo che entra nelle ossa, una macchina da scrivere che fa rumore e che dona parole, poesie...le sue.
Il lavoro difatti di ufficio alla fine lo trova ed impara anche l'arte della stenografia ma, "il bambino nato m*rto" la metterà alla porta.
Chissà che risate si farà Vigo F. Møller.
Capodirettore del Vild Hvede, amante del verde, una cinquantina d'anni e un fascino che colpisce Tove.
Una Tove che non vuole pensarci ma in realtà...qualche sogno se lo fa.
Ma prima di lui, prima de Anima di fanciulla, altre persone graviteranno intorno la nostra protagonista, già conosciute e non.
Zia Rosalia e zio Carl che purtroppo passeranno a miglior vita.
Il redattore Brochmann, che la lascierà sola con la sua promessa, due anni...
Il signor Krogh ed i suoi libri...che un giorno non ci sarà più...una casa crollata, un abbandono, anche da parte sua.
Torvald, l'amico del fratello, quello che lei non ha voluto, quello che ha apprezzato i suoi componimenti.
Il signor Erling Jensen, sedicenne collega di lavoro per un periodo e molto di più.
Ma anche Aksel, Albert, Nina...quest'ultima amica forse per certi versi ma mai del tutto, mai per troppo...Tove in fondo no...amici veri non ne ha mai avuti.
Ma durante il susseguirsi degli anni, il panorama mondiale cambia, si evolve, si avvia ad uno dei periodi più bui di tutti.
"L'indomani comincio il mio lavoro all'Ufficio Valute, e Hitler invade l'Austria."
Ma lei ha il suo Anima di fanciulla, ha Viggo F., Ha la sua gioventù.
Ancora una volta la scrittrice ci fa vivere in maniera cruda, reale, senza orpelli, un'altra fetta della sua esistenza.
Lo stile narrativo è lo stesso, il medesimo, coinvolgente ed unico.
Uno spaccato di vita che, ancora una volta, denota un'esigenza, quella di esprimere tutto e buttarlo su carta.
Un secondo capitolo che prende il lettore, lo coinvolge nella sua brevità e lo lascia pieno, pieno di emozione e coinvolgimento, lo lascia in trepidante attesa del terzo volume.
Una Tove più adulta di certo, ma ancora sognatrice, ancora ignorante di tanto che le è stato taciuto...come tutto ciò che riguarda l'amore. Una Tove che si sente sola il più delle volte, si sente bene con un libro tra le braccia, si sente bene parlando con qualcuno che la ascolta, capisce e le fa fare tutte le domande che vuole.
Perché la sete di conoscenza muove Tove, la voglia di riscatto anche.
La fiducia nel futuro continua, nonostante la guerra.
Essere nati durante il periodo delle guerre dev'essere stato parecchio difficile. Amo i libri che presentano la vita di quegli anni
RispondiEliminaVivere durante le guerra è molto difficile ma anche fortificante, perché ti insegna davvero il valore delle piccole cose
RispondiEliminaLa copertina mi piace molto e la storia sembra davvero molto interessante. Me lo segno.
RispondiEliminaNon conoscevo questo titolo, non avendo letto il primo. Sicumente dalla tua recensione si evince una scrittura coinvolgente e un periodo storico di non facile affronto
RispondiEliminaMolto bello💜
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