Petricchio era come Narnia: un posto immaginifico escluso dalle mappe e fuori dalle rotte, diviso dal resto del mondo da un ponte malfermo e da un bosco di serpi.
Con 25 abitanti di cui la metà sordomuti e turisti che in realtà erano solo 4, la famiglia Bresciani...di Brescia come dice il nome, dall'Altitalia insomma.
Ma la Rosa era originaria di la quindi alla fine non proprio forestieri erano.
Una storia di infanzia, di passato. Una storia che vede insinuarsi ed intercalare un 2020 da mascherina addosso.
Una data importante è: il primo gennaio del 1980 perché una certa lettera venne scritta da Buenos Aires, da Adelina a Milù.
Ma importante anche per la nascita dei due gemelli Bresciani, Mapi e Lupo. (Nomi strani, fascinosi, con significato assai rilevante).
Il 21 giugno era la data, non si poteva sgarrare (apparte per la maturità a suo tempo dei criaturi), data in cui Guidodario alla guida, Rosa a fianco e gemelli addietro si scendeva a Petricchio, a casa della socera Milù e di nonno Pietro.
Petricchio che per bellezza e svago chiameremo Appetricchio (una a più doppia consonante sta bene dappertutto) contava poche anime ma quelle che c'erano, bizzarre sine erano.
Lannànz stavano per esempio Cumbabbiaggio Perciasepe con una motozappa di proprietà e porci vivi e poi molto meno vivi.
Marisella e la sua casa pasticciata di ogni, con la sua vena da maestra che conoscerà sfogo solo molto innanzi.
Ma anche Filippone, El maestro quello vero, con certi problemi familiari che l'aria del norde forse può risolvere...
Zoccola era e zoccola rimane.
O come i Colasuonno...Rocco Suonno in dieci anni di matrimonio aveva inseminato Genziana già sei volte, che con quel nome floreale ben si prestava all'impollinazione.
Ma non dimentichiamo Don Sproccolo che le campane se suonano un'ora prima, o ancora nonno Occhei o il Greco (che poi mai aveva parlato, come si faceva a sapere fosse proprio greco? In realtà solo tre parole aveva detto: Ich habe gelogen! Ma a voi pare greco?).
Ma col tempo un furestico anche giunge e non fu nemmeno l'unico...uno coi quadri, un altro col Pisciaiuolo.
Che sia la volta buona per zia Sòla?
Ma ora proseguiamo che nonneccòsa (una forma di diniego preventivo che mette al riparo dalle seccature e taglia corto il discorso) perdersi in spiegazioni troppo dettagliate.
Seguiremo le vicende di Appetricchio intercalate dalle discese dei Bresciani all'estate e Annatale.
Fino alla celebrazione di San Rocco che tante cose vede, protegge e regge.
Fino ad un evento funesto che chiude porte e cuore, che lascia indietro persone e che ne fa scappare altre...
Per poi tornare, 20 anni dopo e ritrovare a' gioia.
Un romanzo corale vivace, pittoresco, con un linguaggio tutto suo, in una città tutta sua, con gente tutta sua.
Se non siete proprio della "zona" inizialmente arrancherete quel poco a rimanere concentrati e allineati alla narrazione ma tranquilli...per noi polentoni c'è un sussidiario finale (PS: io l'avrei pensato come nota sulle parole per semplicità di lettura soprattutto digitale, non trovate?).
Un romanzo che comunque quando entri, ci entri col core e con l'anima tua e che vorresti avere anche te una Petricchio dove tornare.
Ma come dice l'autrice, ognuno di noi ce l'ha, basta pensarla e sarà la...con un altro nome, con altre bizzarre figure ma ci sarà.
Il mistero di chi sia sta fantomatica Adelina vi accompagnerà fino alla fine...na streca? O semplicemente una donna in cerca di sicurezza?
La caratterizzazione dei personaggi è ottima, ognuno di loro ha parte di rilievo nel contesto e nella storia.
L'originalità come avrete inteso, è la nota vibrante di questa storia e renderà l'esperienza di lettura unica.
Penso che lo leggerete...
'U fatto era che cummà Milù non s'era mai sbagliata in vita sua. E neanch'io io a dire il vero...
Una storia stramba ma anche nostalgica che fa pensare al posto in cui vorremmo sempre tornare, nonostante tutto
RispondiEliminaAnche io farei fatica senza un glossario, ma la storia sembra interessante
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