COSA NE PENSO?
Johanna e la lontananza, quella da sua madre.
In fin dei conti vorrebbe solo andare in Arne Bruns gate 22, parlare anche solo 5 minuti con quella madre che non vede da 30 anni.
Una donna che ha deciso di prendere in mano la sua vita e per questo è stata tagliata fuori dalla sua stessa famiglia, madre e la sorella Ruth.
Johanna lascia la facoltà di giurisprudenza, marito e la Norvegia per amore di Mark e della pittura, lascia una vita decisa da altri, lascia una vita che non le apparteneva.
Ma è questo il suo grande torto, essere scappata senza proferire parola con quella famiglia che mai l'avrebbe appoggiata, quella famiglia ove si era sempre sentita sbagliata e in fin dei conti sola.
Dopo un'esistenza piena, la voglia di poter solo sentire la voce di sua madre si fa insistente tanto da farla tornare nella sua città natale con una speranza.
L'ho chiamata, l'ho fatto, nessuna risposta.
In fin dei conti è consapevole di aver dato il colpo di grazia non presentandosi al funerale del padre...mia sorella non mi ha chiesto di venire...
Arne Bruns gate 22, un parcheggio, una porta verde, il terzo piano, mamma.
Un racconto straziante in prima persona intervallato da pensieri anche solo di una frase di una figlia che in fin dei conti, mai ha dimenticato la madre nonostante il rapporto, nonostante le mancanze, nonostante quell' infanzia che non si può definire delle più belle, nemmeno delle più problematiche.
Una madre che ha completamente tagliato fuori una parte di sé, nonostante l'abbia partorita e vista crescere, nonostante gli anni siano passati, nonostante...come si può cancellare un figlio?
Una madre che sicuramente ha sofferto, che ha nascosto problematiche importanti durante la sua vita, una madre che si è sentita male all'idea di una figlia allontanatasi senza una parola.
Ma, cara mamma sei davvero senza macchia e colpe? Cara mamma puoi davvero vivere serena dimenticando una parte di te? Cara mamma perché fai parlare l'orgoglio? Cara mamma perché non provi ad ascoltare una voce che non sia la tua?
Forse la parabola del figliol prodigo non è poi così realistica.
E Ruth?la piccola Ruth...non chiamare mamma, non vuole parlarti, non insistere, basta, smettila.
Ecco lei è la sorella, sangue del suo sangue.
Un fronte comune quindi contro Johanna che persegue comunque e nonostante tutto un obiettivo che probabilmente mai raggiungerà.
Come può una famiglia voltare le spalle ad una figlia, ad una sorella, come può non voler ascoltare le ragioni, come può non voler mettere da parte l'astio dopo 30 anni.
In fin dei conti Johanna ha avuto l'ardire non di uccidere, non di rubare, non di insultare, ma di vivere.
Quando anche l'arte diventa oltraggio.
È difficile trovare parole adatte per ripercorrere questa lettura, una lettura profonda e come dicevo straziante, intensa, resteremo colpiti...come un pugno allo stomaco dal quale non ci si riprende nell'immediato.
Da madre, da figlia il dolore di Johanna è stato anche il mio, in ogni fibra del mio essere e mai e poi mai potrei immaginare di sopportare tutto questo.
Un viaggio tra ricordi di infanzia e frammenti di vita contemporanea alla ricerca di quell'accettazione parentale che manca come l'aria.
Rimangono tre cose: i panni devono rimanere a mollo per tutta la notte e poi vanno sciacquati tre volte. Gli spaghetti sono pronti quando uno rimane appiccicato sulle piastrelle di ceramica dietro i fornelli. Chi compra tutto quello che vede, piangerà quando l'altro riderà.
Che meraviglia! Da recuperare assolutamente
RispondiEliminaSiii te lo consiglio
EliminaMolto bello questo libro, con delle tematiche belle potenti!
RispondiEliminaAssolutamente, una lettura intensa
EliminaUn libro non da poco ...
RispondiEliminaPurtroppo non rientra nelle mie corde però ho sentito solo pareri positivi di questa autrice
RispondiEliminaSembra veramente una lettura interessante, con contenuti intensi ma importanti!!
RispondiElimina