Cosa succede quando non si ha più voglia di essere una madre? Cosa può fare una donna stretta tra gli obblighi familiari e la sua vita di prima?
«Un esordio magnetico». Marta Cervino, Marie Claire
Quello che non sai è un romanzo sulla maternità e sul timore tutto femminile di non essere mai all’altezza.
Un libro che affronta un tema tabù con grande abilità e coraggio.
COSA NE PENSO?
Prendo in mano questo testo e subito ne rimango attratta, colpita.
Una donna, Michela, Ella, che scrive alla madre e le racconta della sua vita, ma sopratutto delle sue emozioni.
Una madre che non è più con lei, una madre che ha lasciato un vuoto incolmabile, una madre che se n'è andata anche a causa sua.
Ella nelle sue parole scritte riesce ad esprimere ciò che le è altrimenti impossibile.
Tutto inizia con un momento, un attimo effimero.
Mentre attraversa la strada con la figlia Ilaria, un auto sembra non accorgersi della sua presenza, intenta a scrivere col cellulare.
Michela però è inerte, riesce ad identificare ogni singolo dettaglio ma non a muoversi, non ad urlare, non ad avvertire sua figlia.
Fortunatamente Duccio, il cane di famiglia, avverte Ilaria, un'Ilaria che però ha notato la madre, l'ha vista.
Un attimo che apre ferite o risveglia intimi pensieri pregressi.
Un rapporto morboso quello tra le due figure.
Da una parte una madre iper protettiva, devota fino allo stremo.
Dall'altra una figlia con disturbi ossessivo compulsivi che non è mai stata abituata a controllare.
Intorno a loro gravita il padre e marito Aurelio, devoto più al lavoro che alla sua famiglia, ancora segnato dall'evento passato, dal quel fatidico giorno.
Madre, cuore, operazione, fine.
Momenti difficili, tanti si vivono durante la lettura: dalle manie di Ilaria, dalla rabbia che ne esce e che pervade anche la madre, alla cecità del padre.
Si comprende molto bene come, soprattutto quando si tratta di persone che amiamo, tendiamo a non voler vedere, a convincerci che tutto vada bene, sempre.
È difficile prendere consapevolezza e farsi aiutare, magari da una psicoterapeuta.
Magari da una donna perfetta, da una donna che crediamo ci abbia messo la famiglia contro, una donna sulla quale scaricare tutte le nostre colpe.
Ma crollare e toccare il fondo ci fa capire, ci fa rialzare e rinascere, forse non del tutto ma forse con una consapevolezza maggiore.
Vi invito quindi a leggere questo testo che parla di paura, sofferenza, angoscia, rabbia, ma anche amore, troppo anche, soffocante ma pur sempre l'amore più alto di tutti.
Michela e la sua rinascita, la consapevolezza, le proprie responsabilità.
L'autrice è riuscita a mettere nero su bianco molto, emozioni acute, vive che attraversano molte menti.
Emozioni che vivremo addosso e ci lasceranno qualcosa dentro.
Da madre, posso dire che si e sì capita.
Capita di sentirsi inadeguate, frustrate, arrabbiate, impossibilitate a farcela.
Ma bisogna credere in sé stesse, nella propria forza, nell'amore verso i nostri figli e, perché no, chiedere aiuto sempre quando ne sentiamo necessità.
Non è una vergogna, mai.
Molto bello! Non entrò nel dettaglio perché lo leggerò a breve e non voglio rovinarmi la sorpresa !
RispondiEliminaSono contenta di sapere che lo leggerai, poi fammi sapere che ne pensi 😘
EliminaSembra una lettura molto emozionante
RispondiEliminaEmozionante e profonda
EliminaUna lettura intensa. Sembra una di quelle che lasciano il segno.
RispondiEliminaSi esattamente 💋
EliminaDi iamo che la maternità spesso è avvolta da un manto di idealizzazione. Se ne parlasse più spesso in maniera onestà e libera da pregiudizi, allora le donne si potranno sentire libere di dire ciò che sentono realmente a riguardo
RispondiEliminaBravissima! Io l'ho capito col tempo
Eliminail tema della maternità è molto importante, servirebbero più libri così
RispondiEliminaVerissimo
EliminaSembra un libro molto interessante e intenso, mi incuriosisce!
RispondiEliminaLo è davvero e te lo consiglio
EliminaÈ una lettura particolare, non sempre la maternità è tutta amore, mammine pancine ed altro. Ci sono molte realtà come quella del libro che spesso vengono taciute per vergogna, quando invece con un giusto supporto possono essere superate!
RispondiEliminaLa penso esattamente come te! Si crede che l'aiuto sia sinonimo di debolezza quando chiederlo denota solo forza
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